Famiglia: Gentianaceae.
Parti utilizzate: radice e rizoma del 2’ anno.
Botanica: pianta erbacea perenne che sviluppa una grossa radice rizomata, carnosa, scura all’interno e gialla all’esterno; il fusto è eretto, fistoloso, con foglie basali picciolate, grandi, a lembo ovale e acuto e quelle caulinari più piccole, sessili, lanceolate e opposte. I fiori, raccolti in fascetti all’ascella dello scapo, hanno corolla rotata giallognola punteggiata di bruno. Nativa delle Alpi e di altre regioni montuose dell’Europa del Centro-sud, presente dalla Spagna ai Balcani, cresce in media e alta montagna, tra i 700 e i 2300 m s.l.m.
Costituenti principali: sostanze amare: gentiopicrina* (2%), atmarogentina** (0,05%), sverziamarina, sveroside, zuccheri (genzionosio, genziobiosio – zucchero amaro, saccarosio), sostanze coloranti; pectine; olio essenziale (tracce); alcaloidi, quali la genzianina.
Proprietà: amaro-tonica, eupeptica, digestiva, stomachica, coleretica, leucocitrogena (stimola la produzione di globuli bianchi e la produzione di linfociti), febbrifuga.
Impiego terapeutico: distrurbi digestivi (inappetenza, senso di pienezza, sonnolenza post-prandiale, flatulenza), ipotonia gastrica (attraverso preparati che stimolino i recettori gustativi, sconsigliate quindi pillole, polveri,..); anemia, affaticamento, convalescenza e stati di deperimento fisico (associata a ferro, ad altri minerali e oligominerali ad attività ricostituete).
Posologia: infuso: 1-2 g di radice contusa in 150 ml di acqua bollente (infondere per 15 minuti, filtrare e bere una tazza mezz’ora prima dei pasti).
Tossicità ed effetti secondari: in soggetti ipersensibili può causare cefalee; è controindicata in caso di gastrite, ulcera peptica e gastro-duodenale, iperacidità.
Interazioni con i farmaci: non note.